il sito a potenzialità nivoglaciale
Colombano
al Monte Legnone

a cura di R.Scotti (SGL)


  IMMAGINI             STATISTICHE

la storia

“Il Legnone, cha alza superbo la sua bella piramide dal piano della Valtellina proprio alle spalle di Delebio racchiude in sé le bellezze imponenti e severe delle Alpi e quelle gaie e civettuole delle Prealpi. Se da un lato bagna il suo piede nel Lario e bella e lussureggiante la vegetazione dei climi temperati ne copre le pendici coll’ulivo e colla vite, dal nostro versante Valtellinese offre aspetto più severo coi boschi di castano e di faggi che cedono più in alto il lor posto alle nere pinete, incornicianti i verdi tappeti dei pascoli alpini. Più in alto ancora cessando quasi ancora ogni traccia di vegetazione a mala pena spunta dalla nuda roccia qualche rado fil d’erba, qualche cespuglio di rododendri, mentre nelle riposte insenature del monte le nevi eterne formano dei piccoli ghiacciai.” 

Il nevaio del Colombano, in alto, sotto la vetta ed il nevaio di Galida in basso in un'immagine della fine delgi anni 60' (agosto). (L.Scotti)

 

Così scriveva più di un secolo fa il Dott. G. Brisa introducendo l’ascensione del Monte Legnone. La sua descrizione è ancora oggi del tutto fedele alla realtà visto, che l’aspra e selvaggia Val Lesina non ha cambiato aspetto ma, cosa ancora più notevole, i “piccoli ghiacciai” di cui parla il Brisa, nonostante le alterne vicende climatiche dell’ultimo secolo, conservano la testimonianza della loro presenza nel piccolo nevaio del “Colombano”, o venduu del Culumbaa, come viene chiamato dai delebiesi. (venduu sta per residuo di valanga).



 
Il nevaio il 18 agosto 2001 (R.Scotti)
 

Il Monte Legnone, montagna di confine fra la province di Lecco e Sondrio, con i suoi 2609 m è la cima più alta delle orobie occidentali: per trovare una vetta più alta, andando verso est lungo la catena orobica, dobbiamo arrivare fino in Val Cervia, al Corno Stella. Il versante settentrionale della montagna presenta la grandiosa parete Nord Ovest, che cade a picco per 1500 m su Colico, e il Vallone del Colombano, che versa le proprie acque nel Torrente Lesina. Nelle stagioni più nevose, alla base della parete NW si formano nevai di notevoli dimensioni (venduu de Valpianèla), ma di quota troppo modesta (intorno ai 1000 m s.l.m.) per far sì che questi si conservino per tutta l’estate. Il Vallone del Colombano, esposto a NE, ospita generalmente 2 nevai, uno posto alla base del salto roccioso di q. 1950 m, che chiude a valle il canale (venduu de Galida), e l’altro, molto più in alto, in una piccola conca a 2360 m. Mentre il primo, anche se di dimensioni talvolta superiori, scompare quasi sempre durante il periodo estivo, il secondo riesce normalmente a resistere per l’intera stagione di ablazione, grazie alla quota di tutto rispetto e a una buona protezione orografica. Altri fattori concorrono a questa conservazione: la grossa nube orografica che si sviluppa di norma sulla cima del Legnone durante le giornate estive e la natura stessa del terreno (formato da ghiaia fine) che assorbe completamente le acque di ruscellamento alleviando così la piaga delle violente precipitazioni estive sempre dannose per la conservazione del nevato.

Il nevaio ha la forma di un triangolo rovesciato ed è di dimensioni modeste, approssimativamente 50 m di larghezza massima per 40 m di lunghezza. Interessante anche il ben conservato cordone morenico latero-frontale che, come accade per molti altri apparati nivo-glaciali orobici, facilita il contenimento delle scariche valanghive all’interno del circo. Osservazioni pluriennali consentono di stabilire che le dimensioni areali dell’apparato non variano considerevolmente durante la stagione di ablazione: l’azione dei caldi estivi incide infatti maggiormente sullo spessore più che sulla superficie. È interessante notare come l’alimentazione del nevaio non sia esclusivamente di origine valanghiva e che gli apporti diretti ed eolici non possano quindi essere trascurati: la sua posizione, sottovento sia per le correnti sud occidentali che per quelle nord occidentali gioca sicuramente un ruolo fondamentale nell'accumulo nevoso stagionale.
 

Il versante orientale del M. Legnone. A sinistra il nevaio di Cappello, a destra il nevaio di Galida e sotto la vetta il nevaio del Colombano il 5 luglio 2000 (R.Scotti)
 

Gli apporti diretti sono invece garantiti da quella eccellente nevosità che è tipica del settore più occidentale delle Alpi Orobie. Sfortunatamente, non si dispone di stazioni meteorologiche nelle vicinanze, ma se si tiene conto che la Val Lèsina è stretta fra la Val Gerola e le montagne del Lario, settori montuosi che sono, con la Valle dello Spluga, tra le zone più piovose della Lombardia, possiamo facilmente stimare una piovosità poco inferiore ai 2000 mm, di cui circa  2/3 sono costituiti da accumuli nevosi.

La Valtellina invasa dalla nebbia e la conca del Colombano completamente priva di residui nivo-glaciali il 1° ottobre 2005 (R.Scotti)

 

I “vecchi” del paese giurano di non aver mai visto la conca del Colombano completamente sgombra da neve e probabilmente solo in stagioni estremamente secche il nevaio può essere scomparso completamente. Bisogna però tenere conto che la montagna è sempre frequentata soprattutto nei mesi estivi mentre la stagione di ablazione per il nevaio prosegue mediamente fino a ottobre. Va detto inoltre che, se l’estinzione è stata scongiurata in un anno idrologico non certo favorevole come il 1999-2000, si può certo supporre che le occasioni di scomparsa del nevaio negli ultimi anni non siano state numerose. L'eccezionale accumulo nevoso della stagione 2000/2001 è stato in grado di resisistere anche per le due stagioni successive, la secchissima stagione 2001/2002 e la torrida estate del 2003 quando il nevaio è stato vicino all'estinzione. Al controllo del 12 ottobre 2003 la conca è occupata da due piccole placche di ghiaccio vitreo, testimonianza inconfutabile dell'ecezionale resistenza dell'apparato. La stagione successiva, particolarmente nevosa ha riportato l'apparato ai fasti di un tempo consentendo un discreto incremento volumetrico a fine stagione. Sembrava volersi concretizzare una nuova sequenza positiva per il piccolo glacionevato, serie bruscamente interrotta dalla secchissima stagione 2004/2005 che ha portato alla completa scomparsa a fine stagione di un qualsiasi residuo nivo-glaciale. La neve dell'anno, il firn del 2004 ed il ghiaccio residuo sono spariti del tutto nella prima decade di settembre mostrando per la prima volta in almeno 8 anni l'esatta morfologia della conca che ospita il nevaio.


 Le modeste nevicate della stagione di accumulo 2005/2006 unite all'estate particolarmente calda non hanno consentito al nevaio, per il secondo anno consecutivo, di conservare la neve fino all'arrivo della nuova stagione di accumulo. 9 luglio 2006 (R.Scotti)
 
Nel 2006 nonostante la bella nevicata che ha colpito il fondovalle il 27 gennaio la neve accumulatasi al Colombano non è stata sufficiente per superare l'estate, una estate calda e lunghissima. La resistenza è comunque ammirevole e l'ultimo lembo di neve scompare nella seconda decade di ottobre. Nel 2007, nonostante l'accumulo più scadente degli ultimi 4 anni (510 cm di neve fresca stagionale), il nevaio resiste ed in qualche modo "rinasce" proprio in uno degli anni più disastrosi per il glacialismo lombardo ed alpino. 


Al di sotto delle neve settembrina viene evidenziata la superficie residua del nevaio che supera la stagione di ablazione 2007.
20 ottobre 2007 (M.Fransci)

Le due annate successive, decisamente più nevose delle precedenti, consentono la completa ricostruzione del nevaio che torna così alle dimensioni del 2004. 


il Colombano alla fine della stagione di ablazione 2009
3 ottobre 2009 (R. Scotti)

Una dinamica che continua quindi ad essere di segno opporto rispetto al resto della criosfera lombarda ed alpina ma ora coerente con i restanti ghiacciai valanghivi delle Orobie.  Una diffida quindi alla strumentalizzazione del Colombano per fini che hanno a che fare con il negazionismo climatico, cosa peraltro già accaduta in passato.

Il nevaio del Colombano nel 2004 è stato inserito nell'elenco del Servizio Glaciologico Lombardo delle forme glaciali minori come sito a potenzialità nivoglaciale n° 9709.0.


il testo è tratto quasi integralmente da
R. Scotti "Il nevaio del Colombano al M. Legnone" itinerario di visita n° 1/2003 Terra Glaci
ãlis VII  - SGL (Milano)
www.sgl.cluster.it